Parole forti quelle del frontman britannico davanti a più di 5mila spettatori. Un atto che non è passato inosservato e che adesso la Procura di Torino dovrà gestire. Non è la prima volta che una rockstar insulta una figura politica durante un concerto. Sarà l’ultima? Impensabile.
Roma – Il frontman dei Placebo, Brian Molko, non è un tipetto che le manda a dire, anzi. Lui la faccia ce la mette sempre e senza farsi troppi problemi. Per chi è debole di memoria, lo stesso artista, nel 2001 al Festival di Sanremo, aveva distrutto le chitarre sul palco lasciando di stucco l’intero teatro Ariston. Che poi, parliamoci chiaro, il buon Molko è pur sempre una rockstar, non un lord. Non dimentichiamocelo.
Tuttavia, torniamo alla cronaca. Succede che gli inglesi Placebo aprono il loro tour mondiale a Stupinigi, alle porte di Torino, nell’ambito del festival Sonic park. Molko sale sul palco e, ancora prima di attaccare con la musica, se la prende con la Premier: “Giorgia Meloni, pezzo di m**da, fascista, razzista”, urla il frontman agli oltre 5mila presenti, prima di chiudere con un sonoro “vaffa” accompagnato da un gesto dell’ombrello. Nel frastuono di un concerto il leader di una band che manda a quel paese un po’ tutti può anche passare inosservato ai giovani che saltano e cantano, un po’ meno alle forze dell’ordine presenti.
Loro ci sentono eccome e ne fanno rapporto alla Procura di Torino. Il fascicolo arriva direttamente sul tavolo del procuratore aggiunto Emilio Gatti e spetterà a lui considerare tutte le valutazioni del caso. Valutazioni che hanno portato ad un’indagine per vilipendio delle istituzioni ai danni di Brian Molko.
Pare però che la nuova bravata del cantante, questa volta, lascerà qualche strascico sull’intera band visto che avevano pianificato di chiudere il tour sempre in Italia, ma in Sardegna allo stadio Vanni Sanna di Sassari. Peccato che, manco a dirlo, gli esponenti locali del centro destra hanno già fatto richiesta di annullamento della data. Un annullamento che il sindaco di Sassari non ha preso in considerazione dichiarando espressamente che “Il Comune di Sassari non condanna nessuno e non insegna l’educazione a nessuno. Se i Placebo faranno atti osceni, volgarità, ne risponderanno alla magistratura, non al sindaco o alla giunta”.