Il blitz delle Fiamme Gialle mette sotto la lente la violazione delle norme antimafia da parte del condannato, che ometteva di segnalare variazioni patrimoniali significative.
Verona – I finanzieri del Comando Provinciale, nell’ambito di mirate attività di contrasto alla criminalità economico – finanziaria, hanno proceduto al sequestro di oltre 40mila euro nei confronti di un 56 enne, residente nella provincia scaligera, già condannato con sentenza irrevocabile dalla Corte d’appello di Reggio Calabria alla sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno per il reato di tentata estorsione, continuato e in concorso.
Il decreto di sequestro preventivo – emesso dal Giudice per le indagini preliminari del tribunale Ordinario di Verona su richiesta della locale Procura della Repubblica – ha colpito l’uomo poiché non aveva provveduto a comunicare, come imposto dalla normativa antimafia, le variazioni patrimoniali che lo avevano interessato nel decennio successivo alla condanna.
Nel corso delle minuziose indagini finanziarie, le Fiamme Gialle veronesi hanno rilevato, tra l’altro, che lo stesso aveva percepito redditi superiori al limite imposto dalla norma di riferimento ed era divenuto proprietario, anche per eredità, di diversi immobili e terreni senza adempiere alle prescritte comunicazioni.
L’attuale normativa impone, infatti, alle persone condannate con sentenza definitiva per reati di particolare gravità – tra cui rientrano quelli per i quali l’uomo è stato condannato dalla Magistratura reggina con sentenza definitiva – l’obbligo di comunicare, per dieci anni e entro trenta giorni dal fatto, tutte le variazioni nella entità e nella composizione del patrimonio, concernenti elementi di valore non inferiore a 10.329,14 euro. Entro il 31 gennaio di ciascun anno, inoltre, è previsto l’obbligo di comunicare le variazioni intervenute nell’anno precedente, quando concernono complessivamente elementi di valore non inferiore ad 10.329,14 euro.
Le menzionate disposizioni hanno la finalità di introdurre un sistema di controllo del patrimonio dei condannati in via definitiva per la durata di un decennio, al fine di accertare e fare emergere eventuali attività economiche agli stessi riconducibili, consentendo di individuare le persone che con costoro intrattengono rapporti di natura economica.
La mancata osservanza di tale obbligo di comunicazione è sanzionata penalmente con la reclusione da due a sei anni e la multa da 10.329 a 20.658 euro, nonché con la confisca dei beni ovvero di somme di denaro per un valore equivalente.
L’operazione di servizio odierna, in linea con analoghe attività portate a compimento dalle Fiamme gialle scaligere negli ultimi mesi, conferma, ancora una volta, la determinazione della Guardia di Finanza – quale organo di polizia giudiziaria con competenze specialistiche in campo economico-finanziario – nel contrastare varie forme di manifestazioni criminali, anche grazie alle capacità di analisi di flussi finanziari e alla possibilità di applicare efficacemente la stringente normativa antimafia per l’aggressione dei patrimoni illeciti.