52enne ha rapporti intimi con una 15enne: per il giudice non c’è reato

Acquisiti i messaggi e i referti della consulenza psicologica. Il Pm aveva chiesto otto anni di reclusione.

Venezia – Il tribunale del capoluogo veneto ha emesso una sentenza di assoluzione per un cinquantasettenne imputato per abusi sessuali su un’adolescente. La magistratura ha concluso che la giovane, all’epoca quindicenne e oggi maggiorenne, aveva espresso volontà consapevole nel mantenere il legame.

La vicenda giudiziaria trae origine da una frequentazione iniziata nel novembre del 2020 attraverso piattaforme digitali, con scambi di contenuti e interazioni sui profili social. Successivamente i contatti virtuali si sono trasformati in incontri fisici, alcuni dei quali avvenuti nell’abitazione della minore durante l’assenza dei familiari.

Il rapporto si è protratto per circa nove mesi, dal tardo autunno 2020 fino all’estate successiva, con appuntamenti bisettimanali durante i quali si consumavano rapporti intimi. All’inizio della frequentazione, l’imputato aveva cinquantadue anni mentre la giovane ne aveva quindici.

L’accusa aveva sollecitato una pena detentiva di otto anni per abuso aggravato dalla minore età della persona offesa. Tuttavia il giudice ha ritenuto insussistente la fattispecie criminosa.

Nel corso dell’istruttoria sono stati analizzati approfonditamente tutti gli elementi probatori disponibili, compresi i dispositivi elettronici e le comunicazioni intercorse tra le parti. La magistratura si è avvalsa inoltre del supporto di una professionista della psiche per valutare lo stato mentale e le reali intenzioni dell’adolescente durante quel periodo.

L’esame dei contenuti digitali ha rivelato che la quindicenne manifestava interesse nel proseguire la frequentazione, inviando immagini private e messaggi dal tono possessivo. Secondo la ricostruzione giudiziale, il mutamento di prospettiva della giovane sarebbe avvenuto solamente in seguito all’intervento della famiglia.

La decisione assolutoria si fonda sull’impossibilità di provare con certezza processuale l’esistenza di coercizione fisica o psicologica nelle relazioni intime. L’imputato è stato prosciolto per insussistenza del fatto. Nonostante la minore età, la giovane aveva manifestato consenso, in linea con la legislazione nazionale che stabilisce a quattordici anni la soglia per la validità del consenso sessuale.