Catanzaro, colpo alle cosche di Vibo Valentia: maxi-sequestro ai boss del narcotraffico

L’organizzazione criminale gestiva l’importazione di stupefacenti dalla Colombia e dall’Albania.

Catanzaro – Nei giorni scorsi, il locale Comando Provinciale della Guardia di Finanza, su disposizione della Procura Generale, ha dato esecuzione alla sentenza della Corte d’AppeIIo di Catanzaro, divenuta irrevocabile, a seguito di pronuncia della Cassazione, con la quale è stata disposta la confisca di beni mobili, immobili, quote societarie, complessi aziendali, autoveicoli e disponibilità finanziarie, per un valore complessivo stimato in oltre 1 milione di euro, nei confronti di 9 soggetti, tutti condannati in via definitiva (con pene variabili da 4 anni e 8 mesi di reclusione a 17 anni e 4 mesi di reclusione) per reati concernenti il traffico di sostanze stupefacenti.

I destinatari del provvedimento erano coinvolti nell’operazione “Stammeì”, condotta dal Nucleo di Polizia Economico – Finanziaria – Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata (G.I.C.O.) di Catanzaro, coordinata dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia, nell’ambito della quale nel 2017 vennero eseguite misure cautelari nei confronti di 68 persone.

Le indagini hanno individuato una pericolosa organizzazione criminale dedita al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, riferibile a soggetti appartenenti o contigui alle cosche “PITITTO-PROSTAMO-IANNELLO” di Mileto (VV) e “FIARÉ-GASPARRO-RAZIONALE” di San Gregorio d’Ippona (VV), che aveva organizzato l’importazione dalla Colombia di 8.000 kg. di cocaina (sequestrati nel porto di partenza grazie alla collaborazione con le Autorità Colombiane) e l’approvvigionamento di ingenti quantitativi di marijuana dall’Albania.

Il provvedimento è il risultato di approfonditi accertamenti  economico- patrimoniali svolti con professionalità e dedizione dalle Fiamme Gialle, all’esito dei quali venne effettuato il sequestro preventivo, finalizzato alla confisca “per sproporzione” di svariati beni intestati e/o riconducibili ai suddetti indagati, poiché vi era un netto divario tra il valore dei beni a disposizione e i redditi dichiarati o l’attività economica svolta.

La complessa attività svolta ha consentito di assicurare allo Stato 4 terreni, quattro compendi aziendali (3 società e a un’impresa individuale), 7 autoveicoli, 1 motoveicolo e disponibilità finanziarie per circa 80.000 euro.

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