La polizia di Stato ha arrestato il direttore del cimitero comunale di Siracusa, Fabio Morabito, e l’operaio preposto ai lavori di ristrutturazione, Marco Fazzino. Avrebbero venduto finte concessioni per l’utilizzo di cappelle cimiteriali. Indagati anche quattro impiegati comunali.
Siracusa – Prosegue l’inchiesta che ha coinvolto il cimitero di Siracusa e proprio stamane è stata decretata la sospensione del direttore della struttura, Fabio Morabito, per il quale sono stati disposti gli arresti domiciliari. Stessa misura per Marco Fazzino, un operaio. I due sono ritenuti responsabili in concorso tra loro, di induzione indebita, abuso d’ufficio, falsità documentale e sottrazione di cadavere, il tutto al fine di trarre un ingiusto profitto quantificato in oltre 60.000 euro. Gli indagati sono 11, tra cui i due arrestati. I provvedimenti, eseguiti dalla polizia di Siracusa, sono stati richiesti dalla Procura aretusea. L’ordinanza di custodia cautelare comporta l’automatica sospensione del dipendente pubblico dal servizio. È stato il dirigente del settore Risorse Umane del Comune di Siracusa a firmare il provvedimento, ricevute le comunicazione della Procura di Siracusa.
La sospensione cautelare del dipendente comporta la “privazione della retribuzione a decorrere dal 06/02/2023, come risulta dalla documentazione” e “per la durata dello stato di detenzione o, comunque, dello stato restrittivo della libertà”. Al dipendente sospeso, come da contratto collettivo nazionale, viene corrisposta “un’indennità pari al 50% dello stipendio”.
Nelle prossime ore è attesa la nomina di un nuovo direttore del cimitero di Siracusa. Il segretario generale di Palazzo Vermexio sarebbe già a lavoro per la redistribuzione delle funzioni organizzative e quindi per l’indicazione di un nuovo dirigente.
L’incredibile vicenda trae origine dalla denuncia sporta da una delle vittime che, vivendo ormai lontana e rientrata a Siracusa durante le festività natalizie del 2019/2020, si era accorta che la cappella di famiglia del cimitero comunale, in cui erano state tumulate le salme dei propri congiunti, era ormai occupata da altri defunti.
Le attività investigative intraprese dalla locale Squadra Mobile a seguito della segnalazione in questione hanno poi rivelato un sistema consolidato tale per cui i due destinatari dei provvedimenti restrittivi, abusando della funzione svolta, inducevano i privati, spinti dal bisogno e dall’urgenza di dare sepoltura ai loro cari, a versare somme di denaro allo scopo di eludere le “lungaggini” delle procedure di evidenza pubblica, finalizzate all’assegnazione legale dei loculi e delle cappelle.
Difatti, la costante presenza degli indagati all’interno del cimitero, consentiva loro di “intercettare” i bisogni e le difficoltà dei privati, prima ancora che gli stessi si muovessero “secondo i canali istituzionali” per ottenere l’assegnazione di un posto per i loro defunti. Insomma, erano proprio le funzioni svolte dagli indagati all’interno del cimitero il presupposto, l’occasione per l’attuazione delle condotte illecite.
In buona sostanza, gli indagati, aggirando le procedure di evidenza pubblica, intascavano il denaro necessario all’assegnazione dei posti rilasciando ai privati falsi titoli concessori. Inoltre, conoscendo i “meccanismi” di assegnazione pubblica dei loculi, gli stessi, sfruttando illegalmente gli strumenti giuridici della “decadenza” del possesso dei loculi in stato di abbandono, “estumulavano”, in concorso con altri 4 impiegati comunali, arbitrariamente i cadaveri per fare posto ai nuovi defunti, a fronte di esosi pagamenti da parte dei familiari.
Pertanto, le condotte dei due indagati erano perfettamente complementari e funzionalmente collegate al perseguimento dell’illecito profitto, operando in quella che può dirsi una “perfetta sinergia”. Appare singolare che in una prima fase dell’indagine, si era ipotizzato che i “nuovi assegnatari” fossero stati truffati dagli indagati, e indotti a versare del danaro mediante raggiri sulla correttezza della procedura da seguire. Tuttavia, dalle complesse ed articolate attività investigative è emerso che i nuovi beneficiari avevano “cooperato”, in un certo senso, alla assegnazione irregolare delle cappelle e come tali sono risultati destinatari di avviso di conclusione indagini.
All’esito delle indagini, tutte le risultanze probatorie sono state compendiate in apposita informativa di reato determinando la locale Procura della Repubblica a richiedere ed ottenere i provvedimenti restrittivi, nonché il sequestro preventivo di 60.000 euro eseguiti stamattina dal personale della Squadra Mobile della Questura di Siracusa che all’atto delle operazioni ha rinvenuto e sequestrato agli indagati oltre 35.000 euro in contanti.