Pavia – Ragazzi in musica nel Giorno della Memoria e un toccante ricordo

In una giornata speciale, una bella iniziativa che vede protagonisti i ragazzi di un liceo pavese corredata da una commovente testimonianza di Renato Soffritti, ambientalista e scrittore.

Pavia – In occasione del Giorno della Memoria, la prefettura e il Comune di Pavia hanno organizzato cerimonie, con inizio alle ore 10, presso l’aula magna del Collegio Ghislieri, accompagnate da brani musicali eseguiti dagli studenti del liceo musicale Adelaide Cairoli di Pavia, alle quali parteciperanno le rappresentanze di studenti delle scuole superiori pavesi.

Alle predette prenderanno parte il sindaco di Pavia, Mario Fabrizio Fracassi, il prefetto Francesca De Carlini, il presidente della Provincia di Pavia Giovanni Palli e il presidente del Consiglio comunale di Pavia Nicola Niutta.

L’orazione ufficiale sarà a cura di Enzo Fiano, presidente del Conservatorio Vittadini, e si intitolerà “Un figlio della Shoah: Enzo Fiano“.

Interverranno, inoltre, Guido Magenes, delegato Aned, Associazione nazionale ex deportati, Thomas grecchi, presidente della Consulta provinciale degli studenti e il rettore del Collegio Ghisleri, Alessandro Maranesi, che illustrerà la mostra temporanea In treno con Teresio – I deportati del trasporto 81° Bolzano-Flossemburg, che sarà inaugurata, presso il Collegio Ghislieri, dopo la consegna da parte del prefetto delle Medaglie d’Onore in memoria dei militari internati nei lager nazisti.

In tale circostanza saranno consegnate le medaglie d’onore ai famigliari dei seguenti militari internati:

  • Barbieri Luigi
  • Bertuzzi Aldo
  • Canna Pietro
  • Chiolini Roberto
  • Fattore Bruno
  • Gandolfi Alessandro
  • Ratti Giuseppe

Vale la pena di riportare le significative e toccanti parole scritte da Renato Soffritti, storico ambientalista e scrittore della Lomellina, che ci introducono alla manifestazione:

«Nell’elenco anche il papà del mio carissimo amico Enrico Canna, Pietro noto a Parona per le sue battaglie ambientali. Mi ha fatto ripensare a mio padre, abbiamo parlato poco del periodo della guerra. Le uniche cose che ricordo mi ha detto sono state che era andato in Germania a lavorare durante la guerra, nel periodo finale gli è venuta un’appendicite, è riuscito a fatica a opporsi di essere operato in Germania e alla fine gli hanno dato il permesso di operarsi in Italia. Per cui è tornato a casa, penso negli attimi finali della guerra, poi nessuno l’ha più richiamato. Non mi ha mai detto di aver fatto il partigiano e nemmeno ha fatto il militare durante la guerra. Per cui lo considero un pacifista che ha scelto di non combattere, ai tedeschi faceva comodo anche la manodopera e per il lavoro svolto gli hanno riconosciuto per anni una minima pensione di lavoro. Ovviamente situazioni diverse rispetto agli internati.
È un modo per ricordare anche mio padre, che è riuscito in tempo di guerra a non ammazzare o combattere nessuno. Se fosse stato obbligato sono convinto che sarebbe anche lui stato internato perché io stesso eredito nel mio dna questa vocazione, mai sparerei a esseri umani che considero amici. Non andavo proprio d’accordo con mio padre, ma le poche cose che condividevo erano gli ideali».

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