Applicate misure cautelari, personali e interdittive a 3 soggetti, tra cui un professionista, vicini al clan mafioso Coluccia. A essi sono contestati i reati di estorsione, tentata estorsione, aggravata dal metodo mafioso, e utilizzo indebito di strumenti di pagamento diversi dai contanti. A farne le spese, alcuni imprenditori salentini.
Lecce – I finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria (GICO) hanno eseguito un provvedimento applicativo di misure cautelari, personali e interdittive (arresto in carcere, arresto domiciliari ed una sospensione dall’esercizio della libera professione), emesso dal GIP del tribunale di Lecce su richiesta della Procura della Repubblica (Direzione distrettuale antimafia) del medesimo capoluogo, nei confronti di 3 soggetti, di cui un professionista. Agli stessi sarebbero contestati i reati di estorsione, tentata estorsione, aggravata dal metodo mafioso, ed indebito utilizzo indebito di strumenti di pagamento diversi dai contanti, in danno di alcuni imprenditori salentini.
L’indagine, ha avuto origine dalla denuncia presentata da un imprenditore, sottoposto ad una serie di presunti atti intimidatori – e, conseguenti prestazioni patrimoniali che sarebbero state realizzate da un proprio dipendente, coadiuvato da un amico pregiudicato, ed entrambi contigui al clan “Coluccia”.
In un caso, le condotte oggetto di contestazione sembrerebbero essere state realizzate con la complicità del commercialista, tenutario delle scritture contabili della stessa società della vittima. Il professionista, infatti, sposando appieno il presunto disegno delittuoso, avrebbe infatti avuto il compito di fornire ausilio al dipendente infedele nel convincere la vittima a cedere alle richieste estorsive di quest’ultimo, nel dare avvio ad una nuova società, costituitasi tra il dipendente e i suoi due figli, nonché nel dare giustificazione in contabilità alle “apprensioni” di denaro volte a soddisfare di volta in volta le richieste estorsive.
Nel corso delle indagini, sarebbero state ricostruite dazioni di denaro per circa 18.000 euro ed utilizzi indebiti con la carta di credito aziendale per ulteriori 7.500 euro in danno dello stesso imprenditore, operante nel settore nautico, nonché un’ulteriore presunta estorsione in danno di altro imprenditore salentino, costretto ad una dazione di 3.000 euro, e due tentativi di estorsione in danno di privati con pregressi debiti da onorare.
Tutte le condotte ipotizzate nei confronti delle persone indagate sarebbero state effettuate avvalendosi della forza di intimidazione derivante dalla nota appartenenza e/o vicinanza alla organizzazione “sacra corona unita” ed in particolare, come detto, al “clan Coluccia”.
Le celeri attività investigative condotte dai militari del Nucleo PEF (G.I.C.O.) della Guardia di Finanza, volte a ricostruire i fatti oggetto di contestazione, sono state principalmente volte a garantire in ogni momento l’incolumità delle vittime.
L’azione di servizio, svolta in stretta sinergia con la Procura della Repubblica D.D.A. di Lecce, testimonia il perdurante e costante impegno della Guardia di Finanza a presidio della sicurezza del Paese e del contrasto alla criminalità organizzata nelle sue diverse e mutevoli espressioni.