Attentato a Trump, Biden alla nazione: “Serve passo indietro, non siamo nemici”

Il presidente Usa dallo Studio Ovale invita la nazione “ad abbassare i toni” perché “la politica non può diventare un campo di battaglia”.

Washington – Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden a sorpresa organizza “un discorso alla nazione” direttamente dalo “Studio Ovale” della Casa Bianca per parlare dell’attacco sferrato a Donald Trump. “L’attentato a Donald Trump impone a tutti noi un passo indietro”, ha detto Biden dopo l’agguato all’ex presidente: “Non siamo nemici, siamo tutti americani”, ha aggiunto. “La violenza politica non può essere normalizzata. Ribadisco che la posta in queste elezioni non è mai stata così alta, ci credo con tutto il mio cuore, ma dobbiamo abbassare i toni”.

Il discorso è il terzo che Biden ha pronunciato dallo Studio Ovale da quando ha iniziato il suo mandato. I presidenti riservano tradizionalmente lo Studio Ovale ai discorsi di massima importanza, in genere quelli sulla guerra e sulla pace. Biden ha ammorbidito il suo linguaggio in seguito alla sparatoria a Trump e nel suo discorso ha ricordato agli americani che la politica è un’arena per un dibattito razionale. “In America, risolviamo le nostre divergenze alle urne, non con i proiettili”, ha tuonato.

Le immagini dell’attentato a Trump

Il Paese è ancora sotto choc per quanto accaduto sabato, con il 20enne che indisturbato ha sparato a Trump durante un comizio a Butler, in Pennsylvania, nel tentativo di ucciderlo. La pallottola ha invece colpito il tycoon all’orecchio destro, graziandolo per pochi millimetri. E dopo l’urlo di The Donald insanguinato al suo “popolo”, “Fight!” (lottate) è scattato il processo politico. Che vede proprio Biden tra i primi imputati, in una campagna elettorale fatta di insulti e provocazioni incrociate. Solo l’8 luglio scorso, il presidente aveva detto ai donatori democratici che “è tempo di mettere Trump nel mirino“. Sarebbe una gaffe premonitrice, se in ballo non ci fosse una (scampata) tragedia. 

E ora Biden ha avvertito il Paese dei rischi della violenza politica dopo il tentato omicidio dell’ex presidente Donald Trump: “È ora di calmare la situazione”. Le “passioni politiche possono essere forti ma non dobbiamo mai scendere nella violenza”. “Non c’è posto in America per questo tipo di violenza – per qualsiasi violenza. Mai. Punto. Nessuna eccezione. Non possiamo permettere che questa violenza venga normalizzata”, ha detto ancora, sottolineando che la “posta in gioco nelle elezioni è enorme”. “Possiamo farcela”, ha implorato Biden, dicendo che la nazione è fondata su una democrazia che dà alla ragione e all’equilibrio la possibilità di prevalere sulla forza bruta. “Democrazia americana – dove le argomentazioni sono fatte in buona fede. Democrazia americana – dove lo stato di diritto è rispettato. Dove decenza, dignità e correttezza non sono solo nozioni bizzarre, sono realtà vive e respiranti”.

La sfida Usa Trump-Biden

Il presidente Usa ha condannato il tentato assassinio del suo predecessore, Trump, definendolo “contrario a tutto ciò che rappresentiamo come nazione” e ha detto di aver ordinato una revisione indipendente della sicurezza su come sarebbe potuto accadere un simile attacco. Ha chiesto al Paese di “unirsi come un’unica nazione”, ha promesso una revisione “approfondita e rapida” e ha chiesto al pubblico di non “fare supposizioni” sulle motivazioni o sulle affiliazioni dell’assassino. Sotto accusa infatti sono finiti gli apparati si sicurezza. Biden, che ha sentito per telefono Trump, ha poi ricordato che “questo è il momento dell’unità”.

Anche sull’onda emotiva che scuote l’America, D.J. Vance, senatore repubblicano dell’Ohio considerato in pole per la carica di vicepresidente di Trump ha tuonato a caldo: “Quello di oggi non è solo un incidente isolato. La premessa centrale della campagna di Biden è che il presidente Donald Trump è un fascista autoritario che deve essere fermato a tutti i costi. Quella retorica ha portato direttamente al tentato assassinio di Trump”. Insomma, il leader dem da molti viene considerato come il mandante morale dell’attentato. 

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