La Corte dei conti chiama l’ex primario Vito Lorusso a rispondere per indennità percepite indebitamente e danno di immagine all’Istituto oncologico regionale.
Bari – L’ex primario dell’Istituto Oncologico di Bari, Vito Lorusso, è stato citato in giudizio dalla Corte dei conti per un risarcimento pari a mezzo milione di euro, dopo che è emerso che per anni si sarebbe fatto pagare dai pazienti oncologici prestazioni sanitarie che erano in realtà gratuite e coperte dal Servizio sanitario nazionale.
Il periodo sotto esame va dal 2019 al 2023, durante il quale – secondo quanto ricostruito – Lorusso, oggi 71enne, avrebbe incassato denaro da decine di pazienti affetti da tumore per infusioni di farmaci e prestazioni mediche che dovevano essere fornite gratuitamente. A ciò si aggiunge la percezione indebita dell’indennità di esclusività del rapporto con l’ospedale, incompatibile con l’attività privata che svolgeva parallelamente.
L’arresto in flagranza e l’inchiesta Codice Interno
Il medico era stato arrestato in flagranza di reato il 12 luglio 2023, dopo aver incassato 300 euro da una paziente, che nel frattempo si era rivolta alla polizia per denunciare quanto le era accaduto. L’inchiesta aveva messo in luce un sistema di pagamento informale da parte di malati oncologici, costretti a versare somme di denaro per ricevere cure che spettavano loro di diritto.
Ma non finisce qui. A febbraio 2024, Lorusso è stato nuovamente arrestato nell’ambito del blitz antimafia “Codice Interno”, insieme alla figlia Mari Lorusso e al genero Giacomo Olivieri, con l’accusa di aver stretto un patto elettorale con i clan mafiosi baresi per raccogliere voti in favore della figlia, candidata alle elezioni.
La Corte dei conti ha quantificato in circa 500mila euro il danno complessivo, comprendente l’indennità di esclusività indebitamente percepita in un quinquennio e il danno di immagine arrecato al prestigioso Istituto Tumori Giovanni Paolo II di Bari.