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Nessy Guerra ancora bloccata in Egitto: sentenza in arrivo ma resta il divieto di espatrio

Un barlume di speranza per la giovane mamma dall’ultima udienza del tribunale egiziano.

Sanremo – La vicenda di Nessy Guerra, la giovane sanremese di 25 anni bloccata in Egitto da oltre un anno insieme alla figlia di quasi tre anni, registra finalmente alcuni sviluppi positivi. Il 17 giugno scorso, presso il tribunale di Hurghada, si è tenuta un’udienza cruciale che ha visto respinta la richiesta di ricusazione della corte presentata dall’ex marito Tamer Hamouda.

“La richiesta di ricusazione della corte è stata respinta e hanno fatto una multa di 2 mila lire egiziane a Tamer”, spiega la stessa Nessy. La multa, pari a circa 35 euro, rappresenta una cifra significativa per gli standard egiziani e costituisce un segnale importante da parte della giustizia locale.

La ricusazione, probabilmente presentata per “allungare i tempi del processo”, secondo le ipotesi di Nessy, avrebbe potuto riportare il caso al punto di partenza, vanificando mesi di procedimenti legali. Il suo rigetto rappresenta quindi un passo avanti concreto verso la risoluzione della vicenda.

Il processo di affidamento alle battute finali

Il processo per l’affidamento della minore è ora entrato nella fase decisiva. “Entro dieci giorni faranno sapere la data della sentenza”, chiarisce Guerra, lasciando trasparire un cauto ottimismo dopo mesi di incertezza e attesa.

Nessy Guerra e il suo ex marito

Tuttavia, la situazione rimane complessa. Le accuse di adulterio mosse contro Nessy sono state archiviate ma il procedimento per l’affidamento della bambina vede ora coinvolte lei e la madre di Tamer Hamouda. Come spiega l’avvocata Agata Armanetti, che segue il caso dall’Italia, “l’avvocato che sta seguendo il caso in Egitto ha presentato un’istanza per affidare la bimba alla mamma di Nessy, ha vinto ma Hamouda ha presentato un altro appello”.

Le ombre che persistono

Nonostante i progressi processuali, la situazione di Nessy e della sua bambina rimane drammatica. Anche dopo un’eventuale sentenza favorevole, persiste “il divieto di espatrio per la bambina”, che impedisce il ritorno in Italia. Questo significa che madre e figlia dovrebbero “continuare a nascondersi e scappare”, una condizione insostenibile per entrambe.

La bambina, che ha quasi tre anni, non può frequentare un asilo nido né socializzare con altri bambini della sua età. “Ho il terrore che Tamer venga a sapere dove ci troviamo e mi possa portare via mia figlia”, confessa Nessy, aggiungendo che in tal caso “non la troverei più in Egitto”.

Un ex marito con un passato criminale

Tamer Hamouda, l’ex marito di Nessy, ha un passato giudiziario pesante. È stato condannato in via definitiva dalla Cassazione italiana a 2 anni, 11 mesi e 27 giorni per percosse, lesioni, stalking, violazione di domicilio, violenza sessuale, furto e truffa ai danni di un’altra donna con cui aveva avuto una precedente relazione.

La condanna del Tribunale per Tamer Hamouda

A Genova è inoltre indagato per maltrattamenti nei confronti di Nessy, per sottrazione di minori e revenge porn, dopo aver diffuso in rete foto e video intimi dell’ex moglie. Nonostante il suo rilascio dopo 82 giorni di carcere in Egitto, continua a rappresentare una minaccia costante per la sicurezza di Nessy e della bambina.

Le difficoltà economiche e psicologiche

La situazione sta mettendo a dura prova non solo Nessy ma anche la sua famiglia. I genitori della ragazza sono con lei in Egitto per proteggerla, ma “i soldi che hanno risparmiato stanno per finire, visto che sono in affitto e devono sostenere anche le spese legali”.

L’avvocata Armanetti rivela che “Nessy la sento tutti i giorni, purtroppo sta avendo problemi di salute causati dallo stress, non ce la fa più. È bloccata in un posto dove non può uscire nemmeno per fare una passeggiata perché teme che le possa succedere qualcosa”.

L’appello alle istituzioni

La vicenda era arrivata all’attenzione del ministro degli Esteri Antonio Tajani nel luglio 2024, che aveva assicurato: “Stiamo lavorando, il nostro obiettivo è trovare una soluzione positiva e rapida nel superiore interesse della minore”. Tuttavia, dopo il rilascio di Hamouda, i contatti con il Ministero si sono interrotti.

tajani
Il ministro Antonio Tajani

L’avvocata Armanetti denuncia l’inadeguatezza della risposta istituzionale: “La situazione è veramente preoccupante e non si spiega perché lo Stato italiano possa permettere che una propria concittadina, mamma di una bambina che è anche cittadina italiana e ha subito ogni tipo di vessazione, diffamazione e violenza possa essere rivittimizzata da un sistema giudiziario che non garantisce un’attenta indagine sull’esercizio della genitorialità”.

La speranza è che i recenti sviluppi processuali possano finalmente aprire la strada al ritorno di Nessy e della sua bambina in Italia, ponendo fine a un incubo che dura da troppo tempo e che ha già causato danni irreparabili a una giovane madre e a sua figlia.

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