Rinvio a giudizio per omicidio colposo: errori diagnostici fatali al giornalista. Udienza preliminare il 19 settembre.
Roma – La Procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per quattro medici accusati di omicidio colposo nella morte del giornalista Andrea Purgatori, avvenuta il 19 luglio 2023. Gianfranco Gualdi, radiologo di fama, il suo assistente Claudio Di Biasi, la dottoressa Maria Chiara Colaiacomo—entrambi della sua equipe—e il cardiologo Guido Laudani sono chiamati a rispondere di una “catastrofica sequela di errori” che, secondo l’accusa, avrebbe stroncato la vita del conduttore di Atlantide su La7. L’udienza preliminare è fissata per il 19 settembre 2025 davanti al Gup, un passo cruciale per fare luce su una vicenda che ha scosso l’opinione pubblica.
Andrea Purgatori, 70 anni, è morto a Villa Margherita a Roma per un’endocardite infettiva, un’infezione al cuore curabile con antibiotici se diagnosticata in tempo. Ma il suo calvario, iniziato a maggio 2023, racconta una storia diversa: una risonanza magnetica dell’8 maggio, refertata da Gualdi e dal suo team, diagnosticava metastasi cerebrali “senza margini di dubbio”. Una conclusione errata, secondo i periti della Procura, che ha portato a una radioterapia inutile e debilitante, mentre l’endocardite restava silente e non trattata. Il cardiologo Laudani, invece, avrebbe interpretato male un esame Holter, attribuendo embolie a una fibrillazione atriale e prescrivendo anticoagulanti controindicati, aggravando il quadro.

Una perizia schiacciante
Le indagini, coordinate dal procuratore Francesco Lo Voi e dal pm Giorgio Orano, si basano su una perizia medico-legale disposta dal Gup a settembre 2024. Il verdetto è netto: “Un corretto trattamento diagnostico-terapeutico avrebbe garantito a Purgatori una sopravvivenza superiore, con un tasso dell’80% a un anno se l’endocardite fosse stata trattata tempestivamente.” Gli esperti parlano di “imperizia, negligenza e imprudenza”: i neuroradiologi non avrebbero colto lesioni ischemiche evidenti già a maggio, sviando il percorso clinico, mentre Laudani avrebbe omesso accertamenti cruciali durante il ricovero dal 10 al 23 giugno 2023. “Sarebbe bastato un antibiotico,” scrivono i periti, evidenziando una tragedia evitabile.
La famiglia: “Giustizia per Andrea”
La richiesta di rinvio a giudizio arriva dopo un iter avviato dalla denuncia della famiglia Purgatori, assistita dagli avvocati Alessandro e Michele Gentiloni Silveri. “Siamo increduli per gli errori inspiegabili,” hanno dichiarato i figli Edoardo, Ludovico e Victoria, che dal 20 luglio 2023 chiedono verità. L’autopsia, eseguita subito dopo il decesso, aveva escluso metastasi cerebrali, smentendo la diagnosi iniziale e aprendo il fascicolo per omicidio colposo. “Andrea meritava di vivere,” ha detto Edoardo, regista come il padre, “e chi ha sbagliato deve risponderne.”
La difesa: “Morte inevitabile”
Gli indagati respingono le accuse. Fabio Lattanzi, legale di Gualdi, Di Biasi e Colaiacomo, sostiene che “nessuna responsabilità è attribuibile ai miei assistiti” e punta su un proscioglimento, citando il tumore polmonare al quarto stadio di Purgatori come causa primaria. Nicola Madia, avvocato di Laudani, insiste: “Ha operato secondo le buone pratiche; il decesso è legato a complicanze naturali del tumore.” Entrambe le difese contestano la perizia, preparando una battaglia in aula.