L‘Unione Camere Penali torna a denunciare le sistematiche violazioni del diritto di difesa. Tra arresti, condanne e lunghe detenzioni.
Roma – Negli ultimi anni, l‘Unione delle Camere Penali Italiane ha più volte denunciato le “sistematiche violazioni del diritto di difesa in Turchia e gli attacchi alle avvocate e agli avvocati, sempre più spesso colpiti da arresti arbitrari, condanne sproporzionate e lunghe detenzioni, in aperta violazione dei principi fondamentali dello stato di diritto. Questa volta, – sottolinea l’Osservatorio Avvocati Minacciati – nel mirino delle autorità è finito l’intero consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Istanbul. Il governo turco, previa specifica autorizzazione del Ministro della Giustizia, ha avviato un procedimento contro tutti i suoi membri, incluso il presidente Ibrahim Kaboglu. La loro colpa? Essersi pronunciati a favore della libertà di stampa e aver chiesto indagini indipendenti sull’uccisione, nel dicembre 2024, dei giornalisti Nazim Dastan e Cihan Bilgin in Siria”.
Un’azione che – si fa notare – è stata interpretata come “propaganda per un’organizzazione terroristica” e “diffusione pubblica di informazioni ingannevoli”. A seguito di queste accuse, ricostruisce l’Osservatorio, il 14 gennaio 2025 l’Ufficio del Procuratore Capo di Istanbul ha chiesto la “destituzione dell’intero consiglio dell’Ordine”. Nel frattempo, il 23 gennaio, uno dei membri del consiglio, l’avvocato Firat Epözdemir, è stato arrestato al ritorno da un incontro con istituzioni europee e si trova tuttora in custodia cautelare”.
L’Unione delle Camere Penali Italiane con il suo Osservatorio Avvocati Minacciati dell’UCPI ribadisce la propria vicinanza e solidarietà ai colleghi turchi e “denuncia con forza questa nuova, gravissima violazione dell’indipendenza della professione forense. È essenziale che le istituzioni internazionali e le autorità italiane prendano posizione, esprimendo una protesta formale e intervenendo con ogni strumento diplomatico a loro disposizione. Auspichiamo che, nell’ambito delle relazioni bilaterali tra Italia e Turchia, il nostro Ministero della Giustizia, che di recente ha avuto un incontro cordiale con il suo omologo turco, possa contribuire attivamente affinché il rispetto dello stato di diritto e la tutela della funzione difensiva vengano riaffermati con determinazione”.
Nei mesi scorsi l’Unione delle Camere Penali Italiane, con i suoi Osservatori Avvocati Minacciati ed Europa, si era unita ad altri 42 Ordini, associazioni forensi ed organizzazioni per i diritti degli avvocati di tutto il mondo per condannare “con la massima fermezza l’arresto dei colleghi dell’Associazione degli Avvocati Progressisti (“ÇHD”) Naim Eminoğlu e Doğa İncesu, e chiedere il loro immediato rilascio e l’archiviazione dei casi che li riguardano da parte delle autorità turche”. I legali sono stati poi rilasciati. E nel 2014 il presidente dell’Ordine degli avvocati di Istanbul, Ümit Kocasakal, aveva ricevuto il chicco d’oro. Il prestigioso riconoscimento era stato consegnato dalla Camera Penale di Alessandria nell’ambito del premio la “Toga Tosta”.
Oggigiorno la Turchia è un Paese dove i principi del diritto e dello stato di diritto, la Costituzione vengono calpestati, dove la magistratura è sottomessa, dove le libertà sono ridotte e inutilizzabili, – aveva detto nel suo discorso il presidente dell’Ordine turco – dove si interviene nei confronti della vita privata, dove la laicità viene distrutta per fare strada ad una forma di stato basata sui dogmi religiosi, dove ogni forma di opposizione viene soppressa con mezzi illegali, dove la libertà d’espressione è riconosciuta solo ai sostenitori del governo, dove la potenza dello Stato viene condivisa con formazioni illegali, dove le inchieste di corruzione nei confronti dello stato sono insabbiate, dove i giudici e i procuratori sono minacciati e tenuti sotto pressione. Nessuno oramai può confidare nella protezione garantita dal diritto”.