Il caso dell’insegnante di Mazara ha fatto venire alla luce una situazione di malasanità che riguarderebbe 3mila pazienti nel Trapanese.
Trapani – Il caso di Maria Cristina Gallo, 56 anni, l’insegnante di Mazara del Vallo che ha dovuto attendere 8 mesi l’esito dell’esame istologico disposto dopo l’asportazione di una neoformazione all’utero, approda in Procura a Marsala. E’ stata infatti aperta un’indagine, dopo che la donna aveva presentato un esposto. Dopo la mobilitazione della politica, con la visita alla donna da parte del vicepresidente della Camera Giorgio Mulè (FI), anche il Codacons ha annunciato la presentazione di un esposto alla Procura della Repubblica di Trapani “affinché venga fatta piena luce sulle responsabilità di questa grave disfunzione sanitaria”. Il Codacons chiede inoltre l’intervento immediato del Ministero della Salute e della Regione Siciliana “affinché si ripristini la legalità e si garantisca a tutti i cittadini il diritto a una diagnosi tempestiva, condizione essenziale per la tutela della vita e della salute”.
Un caso di malasanità diventato battaglia di civiltà. Anche perché, come ha sottolineato Mulé facendo visita alla donna, “nella stessa situazione della signora Gallo ci sono stati almeno 3.000 pazienti della provincia di Trapani che hanno atteso mesi prima di avere il referto, mentre ad oggi ancora più di 200 di loro non lo hanno ricevuto”. Nella vicenda dell’insegnante di Mazara, il referto, sollecitato più volte anche per vie legali e arrivato con incredibile ritardo, ha diagnosticato alla donna un tumore al quarto stadio che, nel frattempo, ha prodotto metastasi. I pm, coordinati dal procuratore Fernando Asaro, nei giorni scorsi hanno acquisito le cartelle cliniche all’ospedale di Mazara in cui, a dicembre del 2023, la Gallo era stata operata. Scopo dell’indagine accertare l’eventuale nesso di causalità tra il ritardo e l’aggravamento della malattia.
“Non voglio giustizia ma voglio praticare la giustizia per il futuro”, ha detto l’insegnante che ora si sta sottoponendo alla chemioterapia. “Oramai il male è stato compiuto – ha commentato la paziente
in cura all’istituto nazionale tumori di Milano- la mia battaglia non è né rancore e né rabbia ma è solo per cambiare le cose”. Grazie alla caparbietà della donna, il caso è stato denunciato da Mulè in Parlamento in due diverse interrogazioni a risposta immediata al ministero della Salute, e l’assessore alla Sanità della regione Sicilia, Daniela Faraoni, ha avviato in tutta l’isola un monitoraggio per avere contezza del numero degli esami istologici da svolgere e dei tempi per evaderli. Intanto il ministero della Salute ha scritto all’Asp di Trapani per avere chiarimenti sui tempi di lavorazione dei campioni istologici: in attesa di esito ci sarebbero all’Asp di Trapani quasi 3000 esami. E anche su questo aspetto sarebbero in corso accertamenti da parte della Procura.
“Siamo di fronte – ha scritto il Codacons nella nota in cui annuncia l’esposto – a un caso di malasanità inaccettabile, dove i ritardi nella refertazione degli esami istologici stanno mettendo a rischio la vita dei pazienti. Ogni giorno che passa senza una diagnosi tempestiva può fare la differenza tra la vita e la morte. Non possiamo tollerare che in un Paese civile si debbano attendere mesi per conoscere l’esito di un esame cruciale per la salute dei cittadini. È un fatto gravissimo su cui la magistratura deve fare piena luce”. Il Codacons inoltre fa sapere che si costituirà parte offesa “per garantire giustizia ai pazienti coinvolti e ai loro familiari e per ottenere il risarcimento dei gravi disagi patiti a causa di questi ritardi inaccettabili”.