Ucciso 38 anni fa con un colpo di pistola alla testa: Claudio Domino aveva 11 anni

L’omicidio del bambino avvenne il 7 ottobre 1986 mentre giocava nella strada di San Lorenzo a Palermo, che oggi porta il suo nome.

Palermo – L’omicidio di Claudio Domino, di appena 11 anni, avvenne il 7 ottobre 1986 nella strada di San Lorenzo dove stava giocando e che oggi porta il suo nome. Un colpo di pistola alla testa e la morte di un bambino innocente. Passando per quella strada tutti ricordano la tragedia, ma la giustizia non c’è. Oggi, dopo 38 anni, non sono mai stati individuati né il movente né i responsabili, nonostante la recente riapertura delle indagini sul delitto. Tra le varie piste, si pensò che il bambino potesse essere stato lo scomodo testimone di qualche episodio legato allo smercio di droga, ma anche a una ritorsione nei confronti dei suoi genitori che con la loro azienda si erano aggiudicati la pulizia dell’aula bunker dell’Ucciardone, dove in quei mesi del 1986 era in corso il Maxiprocesso.

Sul luogo della tragedia si è tenuta questa mattina una cerimonia per ricordarlo. “Oggi Palermo ricorda l’assassinio di Claudio Domino, ucciso a soli 11 anni. Uno dei delitti più atroci – ha detto il presidente della Commissione Antimafia all’Ars Antonello Cracolici intervenendo all’iniziativa in memoria del bambino – e ancora oggi insoluti. Nessuna verità è stata accertata e nessuna attività investigativa ha portato alla luce le ragioni di quell’omicidio. La sua uccisione ha provocato una reazione forte, segnando un momento drammatico per la città, nella cui memoria Claudio è rimasto ancora un bambino. La commissione regionale Antimafia all’Ars, dopo aver audito i genitori di Claudio, proverà a riaccendere le luci su questo delitto affinché giustizia venga fatta. Il grido di verità portato avanti dai genitori è il nostro grido di verità”.

I genitori di Claudio Domino

Un dolore che per i suoi genitori, Graziella Accetta e Ninni Domino, che da anni chiedono appunto giustizia per il loro bambino, sembra essere come una condanna senza fine. Sua madre si era incatenata davanti al palazzo di giustizia, a maggio del 2021: così l’allora procuratore capo di Palermo, Francesco Lo Voi, con l’aggiunto Salvatore De Luca avevano deciso di riaprire le indagini sul caso. Sul fascicolo, passato ai nuovi vertici, si stanno portando avanti le indagini. A fine settembre i genitori di Caludio sono stati sentiti dalla Commissione regionale antimafia.

Claudio venne ucciso con un colpo in un occhio: nel linguaggio mafioso, vuole dire che aveva visto qualcosa che non doveva vedere. Il padre del bambino era titolare di una impresa che aveva vinto l’appalto per le pulizie dell’aula bunker dove si stava svolgendo il maxi processo alla mafia. Si sono seguite varie piste per scoprire la verità, e alcuni pentiti hanno dato versioni diverse. Ma niente di veramente concreto. “Lo Stato che tace – ha sempre sottolineato con amarezza la madre del bambino – uccide quanto la mafia: a chi ha ordinato l’omicidio di mio figlio e a chi, o a cosa, è tornato utile un delitto di stato come quello di Claudio Domino?”. Domande che restano ancora senza risposta.

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