Le “mosse” dell’hacker arrestato, a Gela violati 56 computer del Ministero su 59

Dopo la scoperta dei file trafugati nei server della Procura di Brescia, le nuove indiscrezioni sulle violazioni commesse da Carmelo Milano.

Roma – Il giorno dopo la notizia dell’arresto dell’impiegato informatico di 24 anni originario di Gela, per gli attacchi hacker al ministero della Giustizia, era venuto fuori il furto di migliaia di file rubati dai server della procura di Brescia. Carmelo Miano, finito in manette il 2 ottobre nell’inchiesta della procura di Napoli, nel periodo settembre-ottobre 2021 aveva violato due server della rete della Procura di Brescia oltre alla postazione di lavoro in uso al sostituto procuratore Erica Battaglia, da cui ha esfiltrato migliaia di file contenenti atti giudiziari” si legge nelle carte dell’inchiesta partenopea. E oggi emerge che messo sotto scacco 56 delle 59 postazioni presenti negli uffici giudiziari di Gela, in provincia di Caltanissetta, dai quali, attraverso un account di super-administrator, ha esteso il suo controllo ai server del ministero della Giustizia dislocati a Napoli.

Queste le “mosse” dell’hacker che voleva carpire dati sensibili e coperti da segreto investigativo dai sistemi informativi del Ministero della Giustizia. Nell’asse Brescia-Gela il 24enne contava su almeno cinque identità di copertura. Tra i sistemi violati anche quelli della guardia di finanza, di Tim e di Telespazio. Ma avrebbe carpito informazioni dai server del Ministero della Giustizia inizialmente per avere contezza di una indagine che lo riguardava. L’esperto di informatica, programmatore per l’esattezza, era finito sotto indagine a Brescia; un procedimento successivamente trasmesso a Gela. La Polizia Postale ha sequestrato da alcuni server, dislocati anche all’estero, diversi terabyte di dati già decriptati. Successivamente l’hacker 24enne, dopo avere ottenuto grazie alle sue abilità informatiche i privilegi di amministratore ha scandagliato i server del ministero acquisendo fascicoli coperti dal segreto investigativo.

Insieme a Miano per gli stessi reati sono indagate altre sei persone. “Ha violato soprattutto segreti nel settore suo, per capire se fosse sotto indagine. Ma ha creato una banca dati per migliaia di file, anche di criminalità organizzata. Ed è possibile che abbia agito su commissione“, ha detto Nicola Gratteri, aggiungendo: “Non sappiamo se ci siano i servizi segreti stranieri” dietro gli attacchi “sistematici”, Ha creato una banca dati per migliaia di file. Materiale per mesi. Nel corso dell’inchiesta si sono svolte diverse riunioni di coordinamento presso la DNA a Roma, anche con il supporto delle Università di Torino e Roma che hanno “collaborato attivamente sui ragionamenti e su come impostare reazioni ad ogni incursione nella rete del ministero della giustizia e di più Procure”.

Il giovane, lo scorso 2 ottobre, è stato arrestato e messo in carcere dalla Polizia Postale al termine di indagini coordinate dai magistrati del pool reati informatici della Procura di Napoli (pm Onorati e Cozza, coordinatore Vincenzo Piscitelli) che gli contestano i reati contestati di accesso abusivo aggravato a strutture informatiche e diffusione di malware e programmi software, commessi in concorso. Informatico siciliano di Gela e domiciliato a Roma, il 24enne lavorava con la NttData – società specializzata in consulenza, cybersecurity e system integration – da un paio di anni. Azienda, in cui aveva fatto uno stage di sei mesi, che oggi dichiara di aver preso provvedimenti nei suoi confronti dopo l’arresto e di non essere coinvolta nell’inchiesta, precisando anche Miano non ha mai utilizzato i sistemi informatici della società per portare avanti le sue intrusioni informatiche.

Ma c’è di più: il 24enne sarebbe stato vittima di bullismo. Già nell’interrogatorio sostenuto lo scorso 4 ottobre, il giovane ha fatto riferimento alle sue problematiche di salute ribadite ieri dal suo legale, l’avvocato Gioacchino Genchi, con una memoria nella quale viene, peraltro, evidenziato che gli atti di bullismo sono iniziati quando frequentava la terza elementare. Durante le ore di lezione venne brutalmente picchiato tanto che si rese necessario il ricoverato d’urgenza al Pronto Soccorso di Gela, per un “trauma alla regione pubica mentre era scuola”, causatogli dall’aggressione e da un calcio di alcuni compagni. E, secondo quanto emerge dalla memoria, gli atti si sono ripetuti fino al 2015 determinando una serie di problematiche di salute che il legale ha documentato con ben otto referti posti alla base della sua richiesta di scarcerazione.

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