Tribunale durante il processo d’appello per le accuse di tortura nel carcere di Torino

Dramma suicidi in carcere: quasi 70, detenuto si impicca a Benevento

La scia di morte nei penitenziari non si arresta: l’ultimo caso in Campania, l’uomo ha usato le lenzuola per togliersi la vita.

Roma – La lunga scia di sangue nelle carceri italiane non si arresta. L’ultimo caso, che fa sfiorare quota 70, è avvenuto dietro le sbarre del penitenziario di Benevento. Un detenuto napoletano 50enne di media sicurezza che più volte ha provato a farla finita ed in più occasioni salvato, questa volta nel silenzio assordante del pomeriggio di ieri, “colpito probabilmente da una solitudine infernale, con le classifiche modalità che la maggior parte dei reclusi utilizzano, lenzuola legate alle inferriate, è riuscito a farla finita, a nulla sono serviti i tentativi di rianimarlo dal personale intervenuto sul posto”. A raccontarlo il sindacato Con.Si.Pe che aggiunge: “Siamo a quasi 70 dall’inizio dell’anno”.

Per il segretario regionale Campania Con.Si.Pe. Tommaso De Lia “ogni qualvolta subiamo un evento critico del genere, rappresentiamo il fallimento di un sistema penitenziario e l’operato invano di tanti poliziotti penitenziari che nonostante le ataviche criticità organizzative cercano di salvare il salvabile, ma oggi non si è potuto evitare la disgrazia”. Per De Lia, oggi purtroppo “garantire sicurezza per tutti col poco personale di Polizia Penitenziaria disponibile è pura utopia, servono risorse umani e strumentali a far fronte a questo scempio”.

“I suicidi, le aggressioni e quanto sta avvenendo nei penitenziari italiani, – conclude il vicepresidente Luigi Castaldo – deve indurci a serie riflessioni tali da concretizzarsi in provvedimenti risolutivi ad un sistema penitenziario imploso, al collasso, che urge una terapia appropriata vista la complessità. Da tempo suggeriamo provvedimenti sulla gestione dei casi psichiatrici, sugli extracomunitari ed altro e pertanto il 12 settembre saremo a gridare questo allarme sociale davanti ai Prap di diverse regioni, affinché sia ridata dignità e decoro al Corpo di Polizia Penitenziaria con una nuova organizzazione del sistema penitenziario”.

A Milano, davanti al carcere di San Vittore, c’è stata una maratona oratoria organizzata da Europa Radicale per denunciare l’elevato numero di suicidi occorsi nel 2024. “San Vittore ha un tasso di affollamento del 227,2%, quello nazionale è al 130,6%. Abbiamo un governo che non fa altro che inasprire le pene e riempire le nostre carceri. Bisogna chiedere con forza decreti di amnistia e di indulto, il tasso dei suicidi sta superando il record del 2022, e vanno riviste le politiche sulle droghe. Chiesto inoltre di svolgere un consiglio comunale nelle carceri del territorio”. Così Daniele Nahum, consigliere comunale dei Riformisti. “Sempre cenno a riforma giustizia ma mai centralità su carcere. E’ da valutare modifica ambiente carcerario. Abbiamo 68% di recidiva, uno dei tassi più alti d’Europa. Abbiamo lanciato appello a RAI perché parli di carceri in prima serata, con ospiti specialisti” ha aggiunto Federica Valcauda di Europa Radicale.

Da Milano a Roma, ci si concentra sulle soluzioni al dramma suicidi. Il 9 settembre l’assessore regionale del Lazio Luisa Regimenti ha organizzato un tavolo di lavoro e di studio interistituzionale per la prevenzione del rischio suicidario nelle carceri. “Ritengo cruciale – ha dichiarato l’assessore Regimenti -, la cooperazione tra istituzioni: per questo mi sono fatta promotrice di un tavolo di lavoro e di studio interistituzionale, per avviare un percorso finalizzato alla stesura di un Piano regionale aggiornato per la prevenzione del rischio suicidario negli istituti penitenziari del Lazio. E’ il primo passo di un percorso da avviare insieme a tutti gli attori coinvolti nel sistema carcerario italiano, a partire dall’Amministrazione penitenziaria e dal Garante dei Detenuti, per preservare la salute e la sicurezza dei detenuti”.

Rispetto allo stesso periodo del 2023 quando i suicidi furono 44, le cifre sono quasi raddoppiate. È il dato che emerge dall’analisi del Garante Nazionale dei detenuti sulla base dei dati del Dap al 18 agosto 2024. A questi si aggiungono i 1.348 tentativi di suicidio, 110 in più rispetto allo stesso periodo del 2023 quando furono 1.238. Oltre ai decessi per suicidio, il Garante conteggia anche 15 morti per cause da accertare. L’approfondimento su base regionale del sovraffollamento mostra “una situazione disomogenea, per quanto la quasi totalità delle regioni (17) registrino un indice di affollamento superiore agli standard e solo 3 si collochino al di sotto della soglia regolamentare. Si evidenzia, infatti, un’estrema differenziazione: regioni quali la Puglia (164,80%), Lombardia (152,24%), Basilicata (149,34%), Veneto (146,46%), Lazio (145,38%) che mostrano un preoccupante indice di sovraffollamento” di contro la “Sardegna (il cui indice di affollamento si attesta al 95,89%), il Trentino Alto Adige (93,52%), e la Valle d’Aosta il cui indice è del (86,55%)”.

A giocare un ruolo importante nei fenomeni suicidiari, come ribadito anche dall’associazione Antigone, “il momento del fine pena che rappresenta per molte persone una fase di grande smarrimento, soprattutto per chi non ha una rete di riferimento all’esterno. La persona deve essere accompagnata al rientro in società e dotata dei principali strumenti necessari. Gli istituti devono così dotarsi di un vero e proprio servizio di preparazione al rilascio, in collegamento con gli enti e i servizi territoriali esterni”.

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