La Procura di Termini Imerese: “Non si può confermare che i portelloni erano aperti, bisogna attendere il recupero del relitto”. Le vittime hanno cercato di respirare “fino all’ultimo centimetro di aria”. Aperto un fascicolo a carico di ignoti per omicidio colposo.
Palermo – Il naufragio del Bayesian è stato un “evento repentino e improvviso”. A dirlo è il pm di Termini Imerese Raffaele Cammarano che coordina le indagini sull’affondamento dello yacht del magnate britannico Mike Lynch, colato a picco la notte di lunedì 19 agosto nelle acque di Porticello (Palermo) durante una tromba d’aria. La tragedia è costata la vita a 7 persone, compreso il tycoon proprietario dell’imbarcazione e la figlia 18enne Hannah. “Cinque delle sei vittime sono state ritrovate in una cabina nella parte sinistra – ha aggiunto il pm titolare delle indagini durante la conferenza stampa di stamani – , e questo fa pensare che abbiano cercato di sopravvivere respirando fino all’ultimo centimetro di aria. Cercavano bolle di ossigeno per sopravvivere”.
“Al momento non abbiamo la certezza che ci sia una scatola nera – ha aggiunto Cammarano -. In questa fase si era puntato sulla ricerca. Dobbiamo attendere il recupero del veliero. Non possiamo confermare se c’erano i portelloni aperti. Non vi saranno dichiarazioni su quello che al momento hanno visto i sommozzatori. Possono essere informazioni che devono essere confermare da una seconda verifica”.
Come riporta l’Ansa, Cammarano ha aggiunto che “i membri dell’equipaggio non sono stati sottoposti ad alcoltest e drug test. Erano molto provati sotto choc e necessitavano di cure”. “Probabilmente i passeggeri stavano dormendo per questo sono rimasti in cabina. Su questo stiamo ancora indagando in base al racconto dei superstiti”, ha proseguito Cammarano. Gli inquirenti stanno cercando di appurare questo passaggio incrociando le testimonianze dei sopravvissuti.
Sempre secondo l’Ansa, il procuratore capo di Termini Imerese Ambrogio Cartosio ha affermato che la Procura ha “aperto un fascicolo a carico di ignoti con l’ipotesi d’accusa di naufragio colposo e omicidio colposo“, ma “potrebbe anche essere possibile che iscriviamo nel registro gli eventuali indagati prima del recupero del veliero”. Cartosio ha aggiunto che “è verosimile che siano stati commessi reati di omicidio colposo e e naufragio colposo. Bisogna stabilire a chi sono ascrivibili questi reati. Stiamo studiando e valutando chi ha responsabilità di quanto successo. Se il comandante, se l’intero equipaggio o i costruttori”. L’equipaggio però “non deve restare in Sicilia, non c’è alcun obbligo di legge. I membri devono dare la massima disponibilità per essere risentiti”.
Il procuratore Cartosio ha aperto la conferenza stampa rispondendo alle accuse di scarsa collaborazione con i giornali: “In questi giorni mi sono trincerato nel silenzio, non ho risposto alle domande rivolte dai giornalisti, ma l’ho fatto semplicemente perché è giusto che si sappia che in Italia non è consentito fare diversamente, perché il decreto 106 del 2006 vieta al procuratore della Repubblica di fare dichiarazioni se non in occasioni particolari. Si possono utilizzare solo il comunicato stampa e la conferenza stampa. La legge (Cartabia, ndr) crea ostacoli notevoli all’attività della libera informazione, ma credo che tutti i cittadini, anche i magistrati, sono tenuti a rispettare le leggi anche quando non piacciono, ecco perché non ho potuto dire nulla. Spero ci sia comprensione”.
Riguardo alla ricostruzione di quanto successo la notte tra domenica e lunedì, quando si è verfiicata la tragedia, il comandante della Capitaneria di Porto di Palermo Raffaele Macauda ha detto che “le due imbarcazioni potevano stare in rada in quella zona. Del resto per quella sera non c’era un’allerta di burrasca”. Il riferimento, oltre che al Bayesian, è all’altro veliero, Sir Robert B. P., battente bandiera olandese, ormeggiato lì vicino e il cui equipaggio è intervenuto poco dopo l’affondamento per soccorrere i naufraghi.
“La società armatrice ha manifestato la volontà di recuperare il veliero”, ha aggiunto Macauda, spiegando che “non ci sono tracce di idrocarburi in mare, lo hanno dimostrato le analisi eseguite dall’Arpa”, ma è stata comunque fatta una diffida alla società armatrice per “continuare i controlli su eventuali sversamenti”.
Macauda ha quindi sottolineato che “è necessario un piano di recupero circa le modalità da utilizzare per portare a galla il veliero. Un piano da presentare all’autorità marittima. Preliminarmente devono essere svuotati i serbatoi”.
A descrivere invece come potrebbe essere avvenuto l’affondamento e le modalità di ritrovamento dei corpi delle vittime è Girolamo Bentivoglio Fiandra, il Comandante dei Vigili Del Fuoco di Palermo: “La nave è affondata prima di poppa e poi si è adagiata sul lato. Abbiamo trovato i corpi nelle cabine sul lato sinistro quello che è stato invaso per ultimo dall’acqua. Cinque corpi li abbiamo trovati nella prima cabina sul lato sinistro l’ultima vittima nella terza cabina. Nel veliero c’erano sei cabine tre nel lato destro e tre nel lato sinistro”.