Gaetano Costa jr ricorda suo nonno, ucciso 44 anni fa dalla mafia: “Silenzi imbarazzanti”

Alla cerimonia di commemorazione in via Cavour a Palermo il nipote del magistrato denuncia il clima omertoso attorno all’assassinio.

Palermo – Sono passati 44 anni da quel 6 agosto del 1980, giorno tragico in cui Gaetano Costa, il procuratore che per primo riuscì, seppur con mezzi limitati, a penetrare nei patrimoni delle famiglie criminali intuendone la pericolosa evoluzione, fu ucciso dalla mafia in via Cavour. Qui una lapide ricorda solo ora che fu eliminato “per mano mafiosa”, solo ora perché fino all’anno scorso l’amministrazione comunale non aveva inserito questo piccolo grande particolare. Un omicidio impunito quello del procuratore, arrivato a Palermo nel ’78, che pochi mesi prima di essere ucciso firmò di proprio pugno una cinquantina di ordini di custodia per altrettanti boss che, altrimenti, sarebbero stati rimessi in libertà per decorrenza dei termini di carcerazione. I suoi sostituti, con una sola eccezione, rifiutarono di apporre la loro firma sui provvedimenti.

Quest’anno però ci sono due novità: la prima è il riferimento alla mano criminale di Cosa Nostra nel luogo del ricordo. La seconda, meno piacevole, è una profonda assenza, la mancanza del figlio Michele, morto a febbraio scorso. Nelle ultime commemorazioni, per l’impossibilità di muoversi, Michele era costretto a seguire la cerimonia da un’auto. Fino all’ultimo ha denunciato la mancanza di verità, di punti fermi sulla fine del padre, costretto all’isolamento, alla solitudine contro Cosa Nostra e alla morte. Questo è il primo anniversario senza l’avvocato Michele Costa che da sempre si batteva per la verità. Oggi però al suo posto, con la forza di una memoria che non si spegne e si tramanda di padre in figlio, è il nipote del procuratore di cui porta il nome. Anche lui si chiama Gaetano Costa.

L’avvocato Michele Costa, figlio del magistrato, scomparso lo scorso anno

Il magistrato venne ucciso 44 anni fa da un sicario mentre tornava a casa a piedi e senza scorta. Si era appena fermato davanti a una bancarella di libri. Qualche mese prima si era occupato di un’operazione della polizia contro il clan Spatola-Inzerillo-Gambino. Il suoi sostituti, tranne uno, si erano rifiutati di convalidare gli arresti. Ecco perché Costa firmò da solo quel provvedimento restando solo nella scelta e esponendosi alla rappresaglia di Cosa nostra. L’inchiesta non è mai risalita ai mandanti e al killer. Uno degli esponenti della famiglia Inzerillo è stato accusato di essere stato il “palo” dell’agguato ma è stato assolto.

Oggi, a margine della commemorazione in via Cavour, nel luogo dell’omicidio, in pieno centro, il nipote maggiore del magistrato ucciso dalla mafia, spiega attraverso l’Adnkronos: “In questi anni abbiamo spesso lanciato dei messaggi, anche alla magistratura, ma purtroppo, sono sempre caduti nel vuoto”. Alla domanda a chi fossero rivolti quei “messaggi” Gaetano Costa junior replica: “A volte alla magistratura, perché ci è capitato di notare, con un certo sdegno, una malcelata indifferenza nei confronti di novità processuali emerse…”.

Il luogo del delitto in via Cavour

“In un paese normale, in varie occasioni, il processo per l’omicidio di mio nonno si sarebbe potuto riaprire, – dice senza peli sulla lingua – in considerazione di dichiarazioni di vari personaggi, chiacchierati e non, ma dirompenti. Invece, è calato un silenzio sospetto, a mio avviso imbarazzante. Come imbarazzante è, secondo me, tutta la vicenda mio nonno. Perché il problema è che i morti sono morti e i vivi tengono famiglia, devono fare carriera. E mio nonno era un personaggio che creava imbarazzi. Da vivo, perché faceva il suo dovere in un periodo in cui molti non lo facevano, perché era oggettivamente impegnativo, e da morto ancora di più. Perché niente si può prendere di lui senza che faccia emergere l‘ipocrisia di una grossa parte della magistratura e della società civile. Mio nonno resisteva a ogni tipo di clientelismo”.

Nessuno è stato condannato per la morte del procuratore Costa, nonostante si sia celebrato un processo presso la Corte di assise di Catania, che ha assolto il presunto esecutore materiale, ma ha accertato il contesto del delitto individuandolo nella zona grigia tra affari, politica e crimine organizzato. Proprio oggi, in occasione del 44esimo anniversario dell’omicidio, la famiglia del magistrato ha pubblicato un necrologio polemico sul quotidiano della città: “Nello sconfortante oblio delle istituzioni, la Fondazione che si onora di portarne il nome, non smette di ricordare il suo sacrificio per l’affermazione dell’etica, del rigore morale, dell’amore per la libertà e la legalità, valori non solo da custodire ma da coltivare ogni giorno con senso di responsabilità e rispetto”.

Gaetano Costa jr

“Abbiamo scelto un necrologio ‘particolare’ – conclude il nipote del magistrato – proprio perché vogliamo lanciare dei messaggi, speriamo che questa volta possano essere raccolti…”. Alla commemorazione oggi erano presenti i vertici della magistratura di Palermo. Dal Procuratore generale Lia Sava al Presidente della Corte d’Appello Matteo Frasca, al Procuratore capo Maurizio de Lucia. Ma anche altre autorità civili e militari.

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