Cocaina da Scampia a Reggio Emilia. Giro d’affari da 10mila euro al giorno

L’operazione Fast Car dei carabinieri ha sgominato un’organizzazione di spaccio che riforniva la piazza emiliana. La droga arrivava anche in carcere.

Reggio Emilia – I carabinieri hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 24 persone indagate (di cui 5 detenute per altre cause), unitamente ad altre 7 persone, nell’ambito dell’indagine denominata Fast Car riguardo lo spaccio ed il traffico di sostanze stupefacenti.

L’attività investigativa ha tratto spunto dall’arresto a Reggio Emilia, il 31 dicembre 2019, di un 42enne italiano trovato con 30 grammi di cocaina e denaro contante. Dalla minuziosa analisi dei collegamenti e delle relazioni intrattenute dall’arrestato con vari soggetti nella provincia reggiana, e dal conseguente monitoraggio della rete criminosa che si andava delineando, è emersa un’attività che, seppur focalizzata principalmente sugli stupefacenti, non disdegnava incursioni in altri rilevanti traffici delittuosi. Le investigazioni hanno permesso l’arresto di 11 persone, il sequestro di 150 grammi ci cocaina e di un fucile della Seconda guerra mondiale con relative munizioni.

Maxiretata dei carabinieri: 24 persone in manette

Il canale di rifornimento era quella campano e lo stupefacente immesso sul mercato reggiano era proveniente prevalentemente dal quartiere Scampia di Napoli. Il giro di affari stimato era di circa 10mila euro al giorno. Tutti gli arrestati e gli indagati sono per la maggior parte d’area campana e calabrese, ma non mancano anche reggiani, una pugliese, due siciliani, tre albanesi, un algerino e due marocchini. Le indagini hanno rivelato come nel biennio pre-pandemia gli indagati gestivano un lucroso e consistente traffico di stupefacenti, in prevalenza cocaina, a favore di numerosi assuntori della piazza emiliana.

È stato inoltre appurato che uno degli indagati, mentre era detenuto, aveva la disponibilità di apparecchi elettronici, per la gestione di traffici illeciti. Il nome attribuito all’indagine Fast Car deriva dal fatto che il finanziatore degli indagati, soggetto pregiudicato già dedito alla commissione di reati finanziari, avesse fornito, come una delle basi delle attività illecite, un garage a Reggio Emilia pieno di autovetture sportive molto costose, alcune delle quali danneggiate dagli stessi indagati per ritorsioni e vendette interne. Così come fast cars erano anche quelle utilizzate normalmente dagli indagati per muoversi liberamente mentre gestivano i loro affari (Hammer H2, Audi). Gli indagati, con un’età compresa tra i 29 e i 59 anni, sono prevalentemente residenti e gravitanti tra Reggio Emilia e provincia ad eccezione di un residente nel parmense.

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